“Passione e competenza”: Massimo Ghezzi completa la squadra di Moraglia

Da oltre 20 anni organizza eventi sportivi, di triathlon in particolare, ma non solo, è presidente di società, vicepresidente del centro sportivo Stradivari e socio Panathlon da più di un decennio ed è presidente provinciale della Confcommercio “Sport e Wellness”. Massimo Ghezzi è un nome molto noto nel mondo della multidisciplina, per chi frequenta questo ambiente da diversi anni, non sono nemmeno necessarie le presentazioni: da sempre attivo nello sport, negli anni ha messo in campo energie, risorse ed esperienza al servizio di chi condivideva la sua passione ed ora, dopo una attenta riflessione, ha scelto di candidarsi alla carica di consigliere, completando la squadra di Moraglia.

“Lo sport regala emozioni, noi sportivi siamo mossi, addirittura travolti dalla passione, ma in alcuni ambiti servono specifiche competenze, in questo momento storico ancora di più che in passato – dice Ghezzi – ho ponderato la mia candidatura, ma alla fine ho deciso di muovermi in prima persona in vista delle elezioni della FITRI del 31 agosto proprio al fianco di Daniele Moraglia e della sua squadra”. Conosciuto e stimato a Cremona, in Lombardia e in tutta Italia, Massimo Ghezzi ribadisce che “competenza e trasparenza sono valori che hanno sempre rappresentato i miei capisaldi nelle innumerevoli esperienze nello sport e non solo. Nella squadra di Daniele, che conosco da molto tempo e con cui c’è sempre stato un rapporto lineare fondato su stima e rispetto reciproci, apprezzo le competenze variegate e profonde di ciascun elemento: è un gruppo coeso e completo, che bada alla sostanza e che è animato dalla voglia di fare del bene al triathlon italiano”.

“Non sta a me presentare Massimo Ghezzi: tutto ciò che ha fatto nel mondo del triathlon e dello sport con dedizione, capacità, garbo e passione, sono il suo biglietto da visita – dice Daniele Moraglia – la sua esperienza e le sue conoscenze nell’organizzazione delle gare sono davvero sconfinate e rappresentano un valore aggiunto per la squadra e per tutta la Federazione, ma sono certo che il contributo di Massimo si possa estendere anche altre tematiche. Ha sempre avuto una visione molto chiara, definita, ma ha saputo evolversi nel tempo, scegliendo sempre la strada del dialogo e del confronto: questi sono alcuni aspetti per cui sono davvero felice che Ghezzi faccia parte del gruppo”.

Moraglia cala un carico pesante: Luca Sacchi si candiderà come consigliere federale

Un personaggio che non ha bisogno di presentazioni. Luca Sacchi, presidente della DDS, ha scelto di schierarsi al fianco di Daniele Moraglia in vista delle prossime elezioni della Federazione Italiana Triathlon alle quali si candiderà come consigliere

La sua vita è scandita dallo sport. Nuotatore di altissimo livello, pluricampione italiano, primatista del mondo in vasca corta, bronzo olimpico a Barcellona 1992 nei 400 misti, da decenni è attivo anche nel triathlon con il team di Settimo Milanese che ha da sempre espresso atleti di alto livello. Inoltre, da oltre 20 anni è il commentatore tecnico del nuoto su Rai Sport, ruolo in cui da sempre riscuote grandi consensi da parte del pubblico e stima da parte degli addetti ai lavori.

Conosciuto, riconosciuto e stimato nell’ambiente del triathlon, per la prima volta ha deciso di schierarsi e di muoversi in prima persona, offrendo il suo prezioso apporto alla squadra di Moraglia, sempre più solida e variegata. “Sono davvero felice che Luca Sacchi sia dei nostri – ha ribadito il candidato alla presidenza della Federazione Italiana Triathlon – la sua carriera come sportivo professionista prima, da dirigente e commentatore sportivo poi parlano chiaro: stiamo parlando di una persona di esperienza, di profonda conoscenza, capace di avere una visione lucida e complessiva di tutte le tematiche inerenti allo sport, dotato di grande capacità dialettica. Inoltre, non le manda a dire: con garbo e fermezza, affronta anche i temi più spinosi, lo ha dimostrato ancora una volta nei giorni scorsi. Infine, ho sempre parlato di meritocrazia e competenza – conclude Moraglia – ecco perché trovo che l’innesto di Luca in squadra sia naturale, appropriato e indubbiamente proficuo per il gruppo e per tutto il movimento italiano”.

“Vorrei una Federazione in grado di rimettere atleti e società al centro di ogni progetto, superando qualunque espressione di clientelismo e interesse personale”, aggiunge Luca Sacchi.

Il re è caduto

Il 7 giugno, sei consiglieri federali hanno rassegnato le dimissioni contemporanee, chi via PEC chi via mail. Le voci si rincorrevano da giorni e, nonostante smentite da parte del presidente e qualche giorno di silenzio, è stata comunicata la data in cui si terrà l’assemblea per eleggere il nuovo presidente: 31 agosto 2024, a Roma.

Una comunicazione che, onestamente, non è stata un fulmine a ciel sereno, ma è arrivata in seguito a un polverone mediatico e sui social media sollevato da appassionati e addetti ai lavori in seguito alla diramazione delle convocazioni olimpiche. Un tema che scalda gli animi, che tira fuori tutta la passione per uno sport che ogni quattro anni vive il suo apice proprio nella gara dei sogni di ogni atleta, che accalora e coinvolge anche i più silenziosi degli spettatori. Ma siamo sicuri che sia stato solo questo il motivo della caduta del re?

Piuttosto, questa sembra sia stata l’ultima enorme e fragorosa goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo da tempo. Ciò che ha davvero fatto scoppiare un consiglio, che voleva apparire a tutti i costi solido e unito, è stato uno scontro sull’approvazione del bilancio, con aspetti evidentemente non chiari e limpidi a tutti i consiglieri, che fa il paio con l’ormai consueto e rodato modus operandi di questo presidente che da una parte fa proclami e dall’altra tace o mette al corrente i suoi fedeli compagni di squadra soltanto a cose fatte, imponendo decisioni individuali (o di pochissimi), alla faccia del #NoiSiamoUno.

A proposito di elezioni, ora inizierà la caccia alle deleghe. Sarà una caccia spietata, probabilmente frettolosa e senza esclusione di colpi (bassi). Vi chiediamo di valutare bene a chi consegnerete il vostro mandato e quando compirete questo gesto davvero importante: ad oggi, non è ancora uscita la documentazione ufficiale relativa all’assemblea, dunque diffidate di chiunque si presenti a far firmare moduli o fogli in bianco.

Inoltre, sebbene i tempi siano strettissimi, rivolgiamo un invito a tutte le società di venire a votare, di persona, con i rappresentati dei dirigenti, dei tecnici e degli atleti: mai come ora, è fondamentale esprimere il proprio voto e la propria preferenza, vivere e partecipare ad un’assemblea da cui nascerà la Federazione di domani. Siamo consci che non sarà possibile per tutti presenziare, in particolare per chi andrà a sostenere gli Azzurri ai Giochi Paralimpici le cui gare sono in programma proprio per le due giornate successive alle elezioni (1-2 settembre). Per atleti e tecnici, inoltre, non sono previsti i voti con delega.

Ma si ricandiderà Giubilei? Si candiderà alla presidenza un consigliere dimissionario? Chiunque dovrà guidare la Federazione dal primo settembre troverà cumuli di macerie, di ceneri, in gran parte nascosti metaforicamente sotto il tappeto, ma siamo ancora in tempo per risanare le crepe e ricucire le ferite. Noi abbiamo deciso di esserci, di metterci in gioco, di credere ancora nel nostro sport, il triathlon italiano.

Il re è nudo e sempre più solo.

“…c’è bisogno di percepire la Federazione come la “casa comune”, come luogo aperto e trasparente…”

Inizio questo articolo da una frase estratta dal “Programma FITRI 2021-2024” presentato dall’allora candidato e oggi presidente, Riccardo Giubilei.

Trasparente, un aggettivo che dovrebbe richiamare concetti di schiettezza, sincerità, chiarezza. Invece, diventa sinonimo ambiguità, oscurità, incomprensibilità.

Nell’ottobre 2021 sono state pubblicate sul sito federale le ultime delibere di consiglio federale, sostituite da insignificanti resoconti che non vengono nemmeno più resi pubblici dal febbraio 2023.

Risulta così impossibile per i futuri elettori (dirigenti, tecnici e atleti) che a breve (si vocifera novembre) saranno chiamati al voto, documentarsi e verificare il lavoro svolto dal presidente e dal consiglio federale sinora. Presidente che dall’hashtag #NOIsiamoUNO, è passato a #IOsoIOeVOI… avete capito, no?

La narrazione parla di un consiglio federale unito, compatto, allineato, ma la realtà disegna chiaramente un consiglio federale che da qualche mese, eccetto qualche fedelissimo, ha abbandonato il presidente che si è scoperto essere capo e padrone di se stesso anziché il leader di tutti, come la maggioranza aveva auspicato nel marzo 2021 attribuendogli oltre il 70% dei consensi.

È il segreto di Pulcinella che un consigliere federale non partecipi ai consigli da anni perché non in sintonia, non è un segreto che nell’ultimo Consiglio Federale di venerdì 24 maggio svoltosi a Cagliari, 3 consiglieri federali siano risultati assenti e altri 3 si siano astenuti su alcuni punti all’Ordine del Giorno tra cui l’approvazione del Bilancio Consuntivo 2023 della Federazione Italiana Triathlon.

Questo è un fatto grave. Di fatto il Bilancio Consuntivo 2023 è stato approvato da 5 membri su 11 con diritto di voto: Giubilei, Pruiti, Tasin, Caporali e Vacchi.

I motivi? Molteplici, anche se non tocca a me divulgarli.

Chiedo conto al presidente. È un suo dovere essere trasparente nei confronti dei tesserati ed è un diritto dei tesserati conoscere l’andamento federale attraverso le carte ufficiali e non tramite i proclami che ogni giorno celebrano il proprio operato e alimentano il suo ego smisurato.

Nel frattempo continuano le pressioni verso tesserati che mi informano di ricevere richieste di cancellare commenti scomodi sulle piattaforme social e le segnalazioni di persone che vengono bloccate sugli stessi social perché esprimono pareri contrari all’operato dell’attuale dirigenza federale senza sfociare nell’offensività o nella diffamazione.

Sui campi gara, poi, c’è molta tensione. Alcuni fedelissimi del presidente osservano, inseguono, fotografano, spiano chi parla con chi, dichiarano che “Moraglia non prenderà più del 3% dei voti”, mi chiedono perché mi candido e perché non ritiro la candidatura che ho perso in partenza. Tutte frasi, affermazioni, supposizioni che lasciano trasparire nervosismo e concedono spazio a battute spesso fuori luogo.

Nessun problema! “Non ragioniam di lorma guarda e passa“. Infatti, insieme alla mia squadra, andrò avanti sino all’obiettivo, conscio che la maggior parte dei votanti saprà esprimere la propria preferenza verso un gruppo di lavoro determinato, preparato, competente, libero e anche appassionato.

Nel frattempo, il re è nudo e sempre più solo.

L’adunata di Porto Sant’Elpidio: come alimentare il consenso sulle spalle dei giovani

All’uscita della news riguardo il raduno giovanile di Porto Sant’Elpidio, dobbiamo essere sinceri, siamo rimasti decisamente stupiti. Abbiamo dovuto rileggere più volte per essere sicuri che quel “91 atleti convocati” (più una quindicina di tecnici, nessuno dei quali donna!) fosse realmente scritto sul comunicato federale.

Oggi, ultimo giorno dello stesso, vogliamo fare una riflessione.

Questa volta sì che è stata fatta la storia! Mai in precedenza si erano organizzati raduni nazionali (o dovremmo dire adunate?) con così tanti atleti. Quali potrebbero essere le motivazioni che hanno portato la struttura tecnica a questo deciso cambio di rotta con il passato?

Dal punto di vista tecnico, non esiste un solo motivo per cui lavorare con un gruppo di atleti così allargato porti benefici rispetto al lavoro con un gruppo più ristretto. Tralasciando le ovvie problematiche di tipo logistico (sarà necessario fare due o più turni per l’uso della piscina, gli allenamenti di ciclismo dovranno prevedere la suddivisione in 5 o 6 gruppi con l’utilizzo di altrettanti mezzi al seguito, etc), l’aspetto principale è che i tecnici vedranno sminuito il loro lavoro, non potranno dedicare la necessaria attenzione a tutti gli atleti presenti e il loro contributo non potrà che essere molto superficiale. I raduni, inoltre, sono sempre stati una preziosa occasione per conoscere gli atleti, capire come lavorano quotidianamente, conoscere il loro carattere, le loro motivazioni e capire le difficoltà che incontrano: questo non può che essere fatto parlando con loro. Visto il numero di atleti convocati, anche questo aspetto non potrà che essere trascurato.

Dal punto di vista culturale, la rottura con la precedente impostazione è netta. Fino allo scorso quadriennio esistevano delle liste in cui gli atleti del settore giovanile venivano suddivisi in base ai risultati raggiunti e al livello di competenze acquisito, e sulla base di queste gli atleti venivano invitati a partecipare ai raduni nazionali (Lista A), di macroarea (Lista B) o regionali (Lista C). L’idea era quella di avere da un lato gruppi il più omogenei possibile con cui lavorare, dall’altro rendere evidente a tutti gli attori del settore giovanile quale fosse il “percorso” individuato dalla Federazione per sviluppare l’eccellenza e supportare gli atleti nei vari step di crescita.

Ora questo concetto sembra essere venuto meno: la scelta sembra essere quella di coinvolgere in attività centralizzate il maggior numero di giovani atleti possibile, indipendentemente dal livello di maturazione sportiva raggiunto e soprattutto senza una chiara indicazione dei criteri di accesso a queste attività. La centralizzazione delle attività sembra, inoltre, sottintendere una scarsa considerazione da parte della Federazione Nazionale circa la capacità delle strutture periferiche, Macroarea e Regionali, di offrire adeguate opportunità di sviluppo agli atleti dei loro territori. Eppure, almeno sulla carta, le competenze ci sarebbero, viste le decine e decine di tecnici regionali e responsabili vari presenti in organigramma federale.

Il nostro dubbio è che anche l’attività giovanile venga vista da qualcuno come un’ulteriore occasione di ricerca del consenso e che quindi anche le scelte tecniche vengano condizionate da una volontà superiore di non scontentare nessuno e, anzi, far felici più persone possibili, indipendentemente dal merito.

A nostro avviso, il tutto può essere ricondotto alla scelta della strada da seguire: da una parte la valorizzazione del merito, del percorso di crescita e della Maglia Azzurra (non dimentichiamoci che stiamo parlando di un raduno nazionale), dall’altra la volontà di far contenti tutti, pur trascurando gli aspetti qualitativi.

Dai fatti emerge chiaramente quale sia la strada intrapresa dall’attuale dirigenza (le convocazioni a questo raduno sono solo l’ultima conferma). Noi, come squadra di lavoro, siamo totalmente in accordo sulla scelta della strada del merito, per questo alcuni dei principi alla base del programma di Daniele Moraglia sono proprio la valorizzazione del merito e la tutela del percorso di crescita dell’atleta. Nel rispetto di questi principi, Daniele, quando verrà eletto, farà in modo che qualunque tipo di convocazione nazionale risponda a criteri chiari, semplici, ma soprattutto oggettivi.