Moraglia cala un carico pesante: Luca Sacchi si candiderà come consigliere federale

Un personaggio che non ha bisogno di presentazioni. Luca Sacchi, presidente della DDS, ha scelto di schierarsi al fianco di Daniele Moraglia in vista delle prossime elezioni della Federazione Italiana Triathlon alle quali si candiderà come consigliere

La sua vita è scandita dallo sport. Nuotatore di altissimo livello, pluricampione italiano, primatista del mondo in vasca corta, bronzo olimpico a Barcellona 1992 nei 400 misti, da decenni è attivo anche nel triathlon con il team di Settimo Milanese che ha da sempre espresso atleti di alto livello. Inoltre, da oltre 20 anni è il commentatore tecnico del nuoto su Rai Sport, ruolo in cui da sempre riscuote grandi consensi da parte del pubblico e stima da parte degli addetti ai lavori.

Conosciuto, riconosciuto e stimato nell’ambiente del triathlon, per la prima volta ha deciso di schierarsi e di muoversi in prima persona, offrendo il suo prezioso apporto alla squadra di Moraglia, sempre più solida e variegata. “Sono davvero felice che Luca Sacchi sia dei nostri – ha ribadito il candidato alla presidenza della Federazione Italiana Triathlon – la sua carriera come sportivo professionista prima, da dirigente e commentatore sportivo poi parlano chiaro: stiamo parlando di una persona di esperienza, di profonda conoscenza, capace di avere una visione lucida e complessiva di tutte le tematiche inerenti allo sport, dotato di grande capacità dialettica. Inoltre, non le manda a dire: con garbo e fermezza, affronta anche i temi più spinosi, lo ha dimostrato ancora una volta nei giorni scorsi. Infine, ho sempre parlato di meritocrazia e competenza – conclude Moraglia – ecco perché trovo che l’innesto di Luca in squadra sia naturale, appropriato e indubbiamente proficuo per il gruppo e per tutto il movimento italiano”.

“Vorrei una Federazione in grado di rimettere atleti e società al centro di ogni progetto, superando qualunque espressione di clientelismo e interesse personale”, aggiunge Luca Sacchi.

Mauro Preziosa fa parte della squadra: ecco la presentazione dell’atleta paralimpico che sostiene Moraglia

“Sono un lottatore dalla nascita”. La sua essenziale presentazione dice tutto: non teme le sfide Mauro Preziosa, tecnico della gestione aziendale, atleta paralimpico e grande appassionato di sport. 

Cresciuto nell’ambiente sportivo paralimpico, già dall’età di 12 anni ha iniziato a partecipare a gare nazionali di nuoto; successivamente, a causa degli interventi correttivi per la sua patologia, ha interrotto momentaneamente l’attività per poi ritornare a nuotare, vincendo titoli regionali e nazionali di categoria. Nel 2019, grazie ad una associazione di promozione sportiva, ha scoperto il paraciclismo (pratica tuttora a livello agonistico questa disciplina) e, non volendo abbandonare l’acqua, ha virato verso il triathlon nel 2020 centrando subito il terzo posto ai campionati italiani di paratriathlon.

“Da sempre, sono vicino alle persone che lottano per i propri diritti – spiega Preziosa – per questo ho costituito un’associazione che si occupa di diritti per le persone con disabilità nel 2019. Vorrei che il paratriathlon italiano fosse più vicino alle esigenze degli atleti e delle società affinché il movimento possa crescere in maniera organica e strutturata, unico modo per far sì che i numeri aumentino. Voglio lavorare per il bene di questo sport e di chi, come me, si emoziona e si diverte a praticarlo”.

“Le emozioni e la passione muovono Mauro – dice Daniele Moraglia – ma c’è molto di più: conosce bene lo sport, le sue dinamiche, soprattutto in ambito paralimpico e si è avvicinato con rispetto e dedizione al triathlon, ottenendo subito grandi soddisfazioni. Con lo stesso approccio, si è avvicinato alla squadra: sono sicuro che il suo apporto sarà incisivo e che si potrà togliere grandi soddisfazioni anche in questo contesto”.

Determinazione, coerenza, amore per lo sport: ecco Angela Abrunzo, il nuovo inserimento nella squadra di Moraglia

“Amo le sfide e combatto fino in fondo le battaglie in cui credo, accettandone i rischi”. Si presenta così Angela Abrunzo, avvocato, mamma, triatleta per passione da dieci anni e attuale presidente del Comitato Regionale campano della FITRI. 

“Mi sono avvicinata al triathlon un po’ per gioco e un po’ per curiosità e ora è diventato uno stile di vita per me. Allenarmi fa parte della mia quotidianità e mi aiuta davvero molto, lo confesso, a sopportare meglio le zavorre della vita. Gareggiare, poi, è un gioco bellissimo e fa emergere la bambina che è in me. Vivo lo sport senza mettere l’aspetto competitivo al primo posto, ma soltanto per il gusto di farlo: mi diverto sempre nonostante la fatica”.

Angela gode di innate capacità empatiche che le consentono di gestire in maniera ottimale e naturale i rapporti interpersonali, sempre impostando il dialogo e il confronto su valori imprescindibili. “Credo nel confronto, nei dibattiti costruttivi, nella capacità di guardare oltre i propri schemi mentali – sottolinea la Abrunzo –. Credo nei valori, che non rappresentano un limite ma il giusto punto di partenza per non cedere mai al favoritismo. Credo nella libertà, intesa come assenza di soggezione o autorità altrui, come facoltà di agire a proprio arbitrio, senza subire alcuna coazione esterna che ne limiti, materialmente e moralmente, la volontà e i movimenti. Come giurista ritengo che in un Paese democratico principi quali la trasparenza, l’uguaglianza, il controllo sull’abuso di potere, il diritto di scelta, la tolleranza politica, siano assolutamente imprescindibili. Inoltre, invoco la meritocrazia e la valorizzazione delle competenze e credo in coloro i quali sono pronti a offrire un’opportunità nel rispetto verso le persone”.

“Chi ha avuto modo di incrociare Angela sulla propria strada, ne ha percepito immediatamente lo spessore personale, le capacità e le doti – aggiunge Daniele Moraglia – il feeling è stato immediato, sia per la spiccata predisposizione al dialogo che ha mostrato non solo a me e al mio team, ma in tutti i contesti in cui si è mossa, sia per i valori condivisi e per la comunione di intenti. Un vero valore aggiunto per il nostro gruppo e per la Federazione”. 

Riccardo Giubilei, il presidente dei record… negativi!

Quanto successo il 7 giugno ha scosso il mondo del triathlon.

Riccardo Giubilei, il presidente dei record negativi, è caduto perché 6 consiglieri hanno rassegnato le proprie dimissioni.

Quali sono questi record?

Partiamo dall’ultimo. Mai nella storia, un presidente della Federazione Italiana Triathlon era stato sfiduciato dal proprio consiglio. Quel consiglio riunito sotto il motto del #noisiamouno, quel consiglio in parte non allineato da tempo, quel consiglio che non è riuscito a contrastare il presidente dall’interno e si è dovuto dimettere per non essere complice. Una brutta pagina per il nostro sport.

Perché le dimissioni?

Certamente le modalità con le quali sono state comunicate le scelte tecniche degli atleti che rappresenteranno il nostro movimento alle Olimpiadi sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La mancanza di trasparenza dello staff tecnico nei confronti degli atleti, quegli atleti che prima di tutto sono esseri umani e non numeri, risultati, medaglie. Il gruppo dei Probabili Olimpici è ben più ampio dei posti disponibili, naturale che qualcuno resti deluso ma, con criteri oggettivi, colloqui trasparenti e correttezza, la delusione può essere più dolce.

Ma è solo questo? No.

Il Bilancio consuntivo 2023 ha chiuso con una perdita di esercizio che si aggira intorno ai 500.000 euro. Il Bilancio preventivo 2024 è previsto chiuda a oggi con una perdita di esercizio di oltre 250.000 euro che pare destinata ad aumentare in quanto alcuni introiti previsti sono destinati a ridursi o a essere cancellati.

Purtroppo, non è tutto. Ci sono punti oscuri, soprattutto nella sezione relativa all’organizzazione degli Eventi Sportivi Internazionali, tanto cari a Giubilei, chissà per quale motivo. Dei circa 2 milioni di euro che la Federazione introita da Stato, Regioni, Enti Locali e piccole sponsorizzazioni per questo capitolo di bilancio, la stessa ne spende circa 2,2. Quindi, un disavanzo di 200.000 euro. Il che significa che le gare Internazionali non sono un valore aggiunto né per le casse federali, né per il movimento che da 3 anni a questa parte si è mangiato il 21% dei tesserati. Tesserati che a oggi sono 19.800 di cui circa 3.200 giovani (da categoria Mini Cuccioli e categoria Junior) e 1.500 studenti che non hanno mai partecipato alle attività agonistiche.

In definitiva una caporetto su tutti i fronti.

So che a partire dall’1 settembre, quando insieme alla mia squadra saremo chiamati a dirigere la Federazione Italiana Triathlon, dovrò proiettarla nel futuro pur partendo in una situazione di svantaggio. Bisognerà dare nuova linfa al nostro movimento, riformandolo in tutti i settori con audacia. Credo fermamente di avere le competenze e le conoscenze necessarie per poterlo fare e riuscirò negli obiettivi pre fissati perché avrò al mio fianco un insieme di persone altrettanto preparate e appassionate del nostro sport.

Chiedo a tutti almeno 2 cose:

  • Rispettate gli atleti esclusi dalle Olimpiadi facendogli sentire la nostra vicinanza, chiedendogli di non mollare perché nonostante quanto accaduto vogliamo vederli nuovamente sui campi gara. Allo stesso modo, rispettate gli atleti che sono stati convocati, devono trovare la serenità per poter rappresentarci al meglio a Parigi. C’è, chi in questi 3 anni ci ha illuso riguardo una potenziale medaglia, se non arriverà la colpa non sarà certo degli atleti, ma di persone ben definite e con questi cognomi: Giubilei, Clonen, Biava e Gabba, ma non solo.
  • Il 31 agosto sarete chiamati a votare. Sostengo, indipendentemente dalle idee di voto, che il voto sia un diritto e un dovere di tutti. Venite a votare e se non potete farlo, delegate ricordandovi del sistema assistenzialistico e clientelare di quest’ultimo triennio, un sistema che non aiuta il movimento crescere, un sistema in cui la federazione si sostituisce agli affiliati e li priva di fonti di reddito non per le tasche dei dirigenti societari ma per gli investimenti sull’attività sportiva, un sistema che fallisce in partenza perché non premia il merito e la competenza e non fornisce una visione a medio lungo termine. Quando voterete, esprimete il vostro voto per il progetto, per le persone, per il programma. Non fatelo a cuor leggero.

A proposito di deleghe. A oggi non esiste il modello, quindi, non datele se ve le chiedono. Tenete sempre d’occhio il sito federale.

Infine, in questi giorni molti di voi stanno ricevendo pressioni, non fatevi condizionare come in passato.

Non abbiate paura, non cedete ai ricatti. Ognuno di voi può fare la propria parte semplicemente esprimendo la propria fiducia a me, Daniele Moraglia, alla squadra che mi supporta da oltre un anno e al nostro progetto. Non pensate all’interesse di bottega, pensate a un bene più grande, pensate al benessere del Triathlon. Solo in questo modo, le botteghe di tutti, prospereranno.

Fate come me, fate come noi. Denunciate e debellate chi non vuole il bene del nostro movimento. Noi non ci siamo mai nascosti, abbiamo trovato il coraggio di non sottometterci e in quanto non ricattabili, capaci, caparbi e competenti abbiamo continuato per la nostra strada senza perdere il nostro credo. Venite con noi!

Il silenzio assordante del presidente, tra sogni infranti e dignità calpestata

Le Olimpiadi sono il sogno a cui aspira ognuno di noi, sono per pochi, sono l’evento sportivo più partecipato e sentito di un quadriennio. L’evento che si basa sullo spirito decoubertiniano e sulla Carta Olimpica che, a cascata, è il faro di quanto dirigenti, tecnici e tutte le figure dello sport dovrebbero trasmettere ai giovani, gli atleti del futuro.

A fine 2023, la Federazione Italiana Triathlon aveva 9 Probabili Olimpici, scesi a 8 per l’infortunio di Strada, per 4 potenziali posti Olimpici. A fine maggio, grazie a una rimonta epica di Ilaria Zane, la Federazione si è trovata con 8 PO per 5 posti Olimpici. Posti assegnati alla Nazione e non nominativi.

Potremmo discutere giorni sul fatto che i criteri di qualifica della World Triathlon siano migliorabili ma, al momento, non spetta a noi farlo. Non vogliamo entrare nel merito delle scelte tecniche che hanno portare a convocare un atleta piuttosto che un altro. Possiamo, invece, criticare le modalità con cui sono stati scelti gli atleti italiani in quanto giovedì è successo qualcosa di inaudito: è stato calpestato il concetto di dignità.

Le recenti convocazioni costituiscono una grave mancanza di rispetto del vertice federale nei confronti degli atleti e di tutto il movimento. È doveroso e urgente, quindi, rimarcare la violazione dei più basilari principi etici che dovrebbero ispirare la guida di un gruppo di sportivi.

I nostri PO hanno scoperto le convocazioni e le non convocazioni tramite Instagram, dopo un consiglio federale riunito alle 19.00 dopo oltre 3 ore di discussioni al termine delle quali i consiglieri federali hanno dovuto prendere atto (non hanno potuto votare) di quanto deciso dal Comitato Tecnico di Selezione composto da Julien Clonen (Direttore Tecnico), Simone Biava (Direttore Sportivo), Andrea Gabba (Coordinatore del Progetto Sviluppo) e avvallate dal Presidente Riccardo Giubilei che, come recita l’articolo 24.01 dello Statuto Federale è, tra l’altro, responsabile generale dell’area Tecnico-Sportiva.

I non convocati sono stati liquidati in pochi minuti con motivazioni campate per aria perché seppur tutti ad alti livelli è difficile giustificare l’esclusione del nostro miglior atleta maschile e dell’atleta che ha salvato dal fallimento l’attuale gestione portandola ad eguagliare il record di partecipazione di Tokyo 2020 ottenuto sotto la Presidenza Bianchi.

Concentriamoci, ora, su un punto: la visione non è stata mai condivisa con chiarezza con gli atleti chiamati a realizzarla e tantomeno col movimento. E questo è inaccettabile!

La grande amarezza espressa dagli atleti esclusi dimostra che avevano nutrito una sana e legittima aspirazione a partecipare alle Olimpiadi e che tale aspirazione non sia mai stata messa in discussione dai loro referenti federali durante il percorso. Donne e uomini che hanno orientato scelte, lavoro e vita sull’obiettivo che gli è stato offerto sono stati illusi e defraudati. È la riproposizione, se possibile peggiorata, di quanto accaduto tre anni fa in vista delle Olimpiadi di Tokyo: segno evidente che si tratta di un preciso modus operandi e non di uno scivolone occasionale. Il vertice è lo stesso. È possibile, quindi, inquadrare con precisione il responsabile di tale decisione nel presidente federale.

E non serve a niente sparire dai comunicati ufficiali, nascondersi in un silenzio assordante, cercare di scaricare la responsabilità sui propri collaboratori. La gestione di organizzazioni complesse e una leadership autorevole non si improvvisano: si parla con gli atleti in tempo utile, si ottiene il loro commitment con fair play e riconoscendo il giusto valore del loro impegno. Evidentemente si tratta di concetti al di fuori dell’abecedario dell’attuale vertice federale.

Importante è anche valutare la reazione di forte disaccordo arrivata dalla base del movimento. Poiché non era mai stata comunicata una strategia diversa da quella più ovvia (portare i migliori dimostratisi con i risultati sul campo), la decisione non è stata in alcun modo capita ed è stata invece generalmente vissuta come quello che, in fondo, è: un vile sgambetto nei confronti di due atleti generosi e di qualità, sacrificati sull’altare di possibili motivazioni di natura politica. Questo è tutto ciò che lo sport non deve essere, e così si spiega lo sdegno provocato a ogni livello nel movimento.

Non è più possibile fare finta di niente, e continuare ad avallare una gestione che ha al suo attivo il calo dei tesserati, il crollo dei partecipanti alle gare, la diminuzione dei contributi di Sport&Salute, l’insoddisfazione degli atleti e lo scollamento della base. Gli eventi delle ultime ore confermano l’inadeguatezza dell’attuale vertice federale e la necessità di una nuova leadership che riporti il movimento in una prospettiva di crescita e rispetto reciproco, che valorizzi i VERI interpreti: atleti, società, tecnici, organizzatori.

Dalla base è partita una rivolta difficile da sopprimere. Tutti dobbiamo sentirci defraudati della dignità per le modalità utilizzate in quest’occasione e non solo. Mi auguro che, finalmente, i Consiglieri Federali si siano accorti chi è realmente il presidente e che lo stesso venga esautorato e destituito attraverso le dimissioni di massa.

Tra pochi mesi ci saranno le elezioni per eleggere il nuovo Consiglio Federale, ed è un’opportunità che non possiamo mancare per passare dall’attuale struttura lenta, intimidatoria e panciuta a una federazione snella, trasparente, decentrata sia nell’organizzazione che nelle risorse. Che sia guidata, finalmente, da donne e uomini con competenze e passione a cui poter affidare lo sviluppo dei giovani atleti del futuro, con la certezza che i loro sogni non vengano distrutti da decisioni politiche prese da oscuri boiardi assetati di potere.