Il re è caduto

Il 7 giugno, sei consiglieri federali hanno rassegnato le dimissioni contemporanee, chi via PEC chi via mail. Le voci si rincorrevano da giorni e, nonostante smentite da parte del presidente e qualche giorno di silenzio, è stata comunicata la data in cui si terrà l’assemblea per eleggere il nuovo presidente: 31 agosto 2024, a Roma.

Una comunicazione che, onestamente, non è stata un fulmine a ciel sereno, ma è arrivata in seguito a un polverone mediatico e sui social media sollevato da appassionati e addetti ai lavori in seguito alla diramazione delle convocazioni olimpiche. Un tema che scalda gli animi, che tira fuori tutta la passione per uno sport che ogni quattro anni vive il suo apice proprio nella gara dei sogni di ogni atleta, che accalora e coinvolge anche i più silenziosi degli spettatori. Ma siamo sicuri che sia stato solo questo il motivo della caduta del re?

Piuttosto, questa sembra sia stata l’ultima enorme e fragorosa goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo da tempo. Ciò che ha davvero fatto scoppiare un consiglio, che voleva apparire a tutti i costi solido e unito, è stato uno scontro sull’approvazione del bilancio, con aspetti evidentemente non chiari e limpidi a tutti i consiglieri, che fa il paio con l’ormai consueto e rodato modus operandi di questo presidente che da una parte fa proclami e dall’altra tace o mette al corrente i suoi fedeli compagni di squadra soltanto a cose fatte, imponendo decisioni individuali (o di pochissimi), alla faccia del #NoiSiamoUno.

A proposito di elezioni, ora inizierà la caccia alle deleghe. Sarà una caccia spietata, probabilmente frettolosa e senza esclusione di colpi (bassi). Vi chiediamo di valutare bene a chi consegnerete il vostro mandato e quando compirete questo gesto davvero importante: ad oggi, non è ancora uscita la documentazione ufficiale relativa all’assemblea, dunque diffidate di chiunque si presenti a far firmare moduli o fogli in bianco.

Inoltre, sebbene i tempi siano strettissimi, rivolgiamo un invito a tutte le società di venire a votare, di persona, con i rappresentati dei dirigenti, dei tecnici e degli atleti: mai come ora, è fondamentale esprimere il proprio voto e la propria preferenza, vivere e partecipare ad un’assemblea da cui nascerà la Federazione di domani. Siamo consci che non sarà possibile per tutti presenziare, in particolare per chi andrà a sostenere gli Azzurri ai Giochi Paralimpici le cui gare sono in programma proprio per le due giornate successive alle elezioni (1-2 settembre). Per atleti e tecnici, inoltre, non sono previsti i voti con delega.

Ma si ricandiderà Giubilei? Si candiderà alla presidenza un consigliere dimissionario? Chiunque dovrà guidare la Federazione dal primo settembre troverà cumuli di macerie, di ceneri, in gran parte nascosti metaforicamente sotto il tappeto, ma siamo ancora in tempo per risanare le crepe e ricucire le ferite. Noi abbiamo deciso di esserci, di metterci in gioco, di credere ancora nel nostro sport, il triathlon italiano.

Il silenzio assordante del presidente, tra sogni infranti e dignità calpestata

Le Olimpiadi sono il sogno a cui aspira ognuno di noi, sono per pochi, sono l’evento sportivo più partecipato e sentito di un quadriennio. L’evento che si basa sullo spirito decoubertiniano e sulla Carta Olimpica che, a cascata, è il faro di quanto dirigenti, tecnici e tutte le figure dello sport dovrebbero trasmettere ai giovani, gli atleti del futuro.

A fine 2023, la Federazione Italiana Triathlon aveva 9 Probabili Olimpici, scesi a 8 per l’infortunio di Strada, per 4 potenziali posti Olimpici. A fine maggio, grazie a una rimonta epica di Ilaria Zane, la Federazione si è trovata con 8 PO per 5 posti Olimpici. Posti assegnati alla Nazione e non nominativi.

Potremmo discutere giorni sul fatto che i criteri di qualifica della World Triathlon siano migliorabili ma, al momento, non spetta a noi farlo. Non vogliamo entrare nel merito delle scelte tecniche che hanno portare a convocare un atleta piuttosto che un altro. Possiamo, invece, criticare le modalità con cui sono stati scelti gli atleti italiani in quanto giovedì è successo qualcosa di inaudito: è stato calpestato il concetto di dignità.

Le recenti convocazioni costituiscono una grave mancanza di rispetto del vertice federale nei confronti degli atleti e di tutto il movimento. È doveroso e urgente, quindi, rimarcare la violazione dei più basilari principi etici che dovrebbero ispirare la guida di un gruppo di sportivi.

I nostri PO hanno scoperto le convocazioni e le non convocazioni tramite Instagram, dopo un consiglio federale riunito alle 19.00 dopo oltre 3 ore di discussioni al termine delle quali i consiglieri federali hanno dovuto prendere atto (non hanno potuto votare) di quanto deciso dal Comitato Tecnico di Selezione composto da Julien Clonen (Direttore Tecnico), Simone Biava (Direttore Sportivo), Andrea Gabba (Coordinatore del Progetto Sviluppo) e avvallate dal Presidente Riccardo Giubilei che, come recita l’articolo 24.01 dello Statuto Federale è, tra l’altro, responsabile generale dell’area Tecnico-Sportiva.

I non convocati sono stati liquidati in pochi minuti con motivazioni campate per aria perché seppur tutti ad alti livelli è difficile giustificare l’esclusione del nostro miglior atleta maschile e dell’atleta che ha salvato dal fallimento l’attuale gestione portandola ad eguagliare il record di partecipazione di Tokyo 2020 ottenuto sotto la Presidenza Bianchi.

Concentriamoci, ora, su un punto: la visione non è stata mai condivisa con chiarezza con gli atleti chiamati a realizzarla e tantomeno col movimento. E questo è inaccettabile!

La grande amarezza espressa dagli atleti esclusi dimostra che avevano nutrito una sana e legittima aspirazione a partecipare alle Olimpiadi e che tale aspirazione non sia mai stata messa in discussione dai loro referenti federali durante il percorso. Donne e uomini che hanno orientato scelte, lavoro e vita sull’obiettivo che gli è stato offerto sono stati illusi e defraudati. È la riproposizione, se possibile peggiorata, di quanto accaduto tre anni fa in vista delle Olimpiadi di Tokyo: segno evidente che si tratta di un preciso modus operandi e non di uno scivolone occasionale. Il vertice è lo stesso. È possibile, quindi, inquadrare con precisione il responsabile di tale decisione nel presidente federale.

E non serve a niente sparire dai comunicati ufficiali, nascondersi in un silenzio assordante, cercare di scaricare la responsabilità sui propri collaboratori. La gestione di organizzazioni complesse e una leadership autorevole non si improvvisano: si parla con gli atleti in tempo utile, si ottiene il loro commitment con fair play e riconoscendo il giusto valore del loro impegno. Evidentemente si tratta di concetti al di fuori dell’abecedario dell’attuale vertice federale.

Importante è anche valutare la reazione di forte disaccordo arrivata dalla base del movimento. Poiché non era mai stata comunicata una strategia diversa da quella più ovvia (portare i migliori dimostratisi con i risultati sul campo), la decisione non è stata in alcun modo capita ed è stata invece generalmente vissuta come quello che, in fondo, è: un vile sgambetto nei confronti di due atleti generosi e di qualità, sacrificati sull’altare di possibili motivazioni di natura politica. Questo è tutto ciò che lo sport non deve essere, e così si spiega lo sdegno provocato a ogni livello nel movimento.

Non è più possibile fare finta di niente, e continuare ad avallare una gestione che ha al suo attivo il calo dei tesserati, il crollo dei partecipanti alle gare, la diminuzione dei contributi di Sport&Salute, l’insoddisfazione degli atleti e lo scollamento della base. Gli eventi delle ultime ore confermano l’inadeguatezza dell’attuale vertice federale e la necessità di una nuova leadership che riporti il movimento in una prospettiva di crescita e rispetto reciproco, che valorizzi i VERI interpreti: atleti, società, tecnici, organizzatori.

Dalla base è partita una rivolta difficile da sopprimere. Tutti dobbiamo sentirci defraudati della dignità per le modalità utilizzate in quest’occasione e non solo. Mi auguro che, finalmente, i Consiglieri Federali si siano accorti chi è realmente il presidente e che lo stesso venga esautorato e destituito attraverso le dimissioni di massa.

Tra pochi mesi ci saranno le elezioni per eleggere il nuovo Consiglio Federale, ed è un’opportunità che non possiamo mancare per passare dall’attuale struttura lenta, intimidatoria e panciuta a una federazione snella, trasparente, decentrata sia nell’organizzazione che nelle risorse. Che sia guidata, finalmente, da donne e uomini con competenze e passione a cui poter affidare lo sviluppo dei giovani atleti del futuro, con la certezza che i loro sogni non vengano distrutti da decisioni politiche prese da oscuri boiardi assetati di potere.